Il Calore del Giappone in una Ciotola

Mentre le temperature calano e le strade di Tokyo iniziano a essere sferzate dal vento gelido, un profumo inconfondibile di mare e terra inizia a diffondersi negli angoli delle città giapponesi. È l'odore dell'Oden, il piatto che più di ogni altro definisce l'inverno nel Sol Levante. Non si tratta di una semplice zuppa, ma di un rito collettivo che trasforma ingredienti umili in un'esperienza sensoriale profonda. Tradizionalmente consumato nei mesi più freddi, l'Oden vive la sua massima popolarità tra novembre e marzo, diventando il protagonista indiscusso sia nei raffinati ristoranti specializzati sia nelle stazioni dei treni o nei tipici "konbini", dove le vasche d'acciaio fumanti accolgono i lavoratori affaticati in cerca di un ristoro immediato.

La magia di questo piatto risiede nella sua apparente semplicità, che nasconde però una cura meticolosa nella preparazione del dashi, il brodo di base. La preparazione inizia ore prima del servizio, poiché il segreto dell'Oden perfetto non è la bollitura, ma una lenta e costante infusione. Il brodo viene solitamente realizzato con alga Kombu e fiocchi di bonito, a cui si aggiunge un tocco di salsa di soia chiara, mirin e un pizzico di zucchero. Gli ingredienti, una volta immersi, devono assorbire i sapori senza mai sfaldarsi, mantenendo la propria identità pur diventando parte di un insieme armonioso.

Tra i protagonisti che galleggiano nel brodo scuro troviamo il Daikon, la grande radice di ravanello giapponese che, dopo lunghe ore di cottura, diventa tenera come burro e trasparente. Seguono le uova sode, che assumono una colorazione brunastra e un sapore intenso, e il Konnyaku, una gelatina di radice di igname dalla consistenza gommosa quasi ipnotica. Non mancano mai i prodotti derivati dal pesce, come il Chikuwa (tubicini di pasta di pesce grigliata) e l'Hanpen, una sorta di "nuvola" soffice e bianca fatta di pesce e patate dolci. Ogni morso è accompagnato da un tocco di Karashi, la senape giapponese piccante che pulisce il palato e scalda ulteriormente il corpo.

Per chi desidera ricreare questa atmosfera tra le mura domestiche, la preparazione richiede più pazienza che abilità tecnica estrema. Il primo passo consiste nel preparare circa un litro e mezzo di dashi, arricchendolo con tre cucchiai di salsa di soia e due di mirin. Nel frattempo, è necessario pre-trattare gli ingredienti: il Daikon va tagliato a dischi spessi e bollito preventivamente in acqua e un pizzico di riso per eliminare l'amaro, mentre le uova vanno rassodate e sbucciate. Una volta pronti, si uniscono al brodo insieme a pezzi di tofu fritto e surimi assortiti, lasciando sobbollire a fuoco bassissimo per almeno un'ora, avendo cura che il liquido non raggiunga mai il bollore violento per non intorbidire il dashi.

L'Oden è pronto quando il Daikon è diventato cedevole alla pressione della bacchetta. Servito al centro della tavola in una grande pentola di ceramica, il piatto invita alla condivisione, permettendo a ogni commensale di pescare il pezzo preferito. È un cibo che parla di pazienza e di calore umano, un ponte tra la tradizione millenaria del Giappone e la necessità universale di trovare conforto in un pasto caldo quando fuori il mondo si fa gelido.